Matilde e la giraffa, storia di un incontro indimenticabile

Matilde pensava che alcune delle cose che vedeva intorno a lei fossero molto alte e che tutto sommato, avere 5 anni aveva i suoi vantaggi: vedere da giù in su le consentiva di ammirare alcuni dettagli che agli adulti sfuggivano.

I rami più bassi degli alberi ad esempio, avevano le foglie di un verde più intenso di quelle che vivono in cima e accarezzare il suo cane era più semplice: non doveva abbassarsi, le bastava allungare la mano. Ma si era sempre chiesta come sarebbe stato guardare negli occhi qualcosa di veramente alto, la cosa più alta del mondo: una giraffa! D’altronde la sua amica Giulia le aveva detto di averne viste addirittura tre, una volta al Parco Natura Viva. Allora aveva deciso di provare quell’esperienza e nel giro di qualche settimana, i suoi genitori la accontentarono.

Quando entrò a bordo dell’auto nel Safari del Parco Natura Viva, le sembrò di essere catapultata in un mondo che solo nei cartoni animati più fantasiosi aveva mai visto: c’erano le zebre, le più grandi di tutte quelle esistono e il papà si fermò per osservarle meglio.

Con le loro righe nere, se ne stavano a brucare l’erba insieme allo struzzo che andava e veniva per cercare di scovare più insetti possibile nel terreno.

Erano affascinanti e anche loro erano alti, ma non così tanto: lei stessa poteva vederne la punta delle orecchie e anche se una di loro ogni tanto allungava il collo per cogliere qualche fogliolina più fresca, non riusciva ad arrivare fino a quelle della cima.

Niente da fare per le antilopi, che giravano indisturbate nella “pianura africana” in una convivenza perfetta con gnu, orici dalle corna a sciabola e buoi dei watussi: saranno state senz’altri veloci per dover sfuggire a leoni e ghepardi, ma di certo l’altezza non era una loro caratteristica.

Ecco però una cosa alta, finalmente! “Benno, il rinoceronte bianco che vive qui sfiora i due metri – legge la mamma sulla guida – ed è anche più alto di papà! E che bel corno, sembra molto pacifico!” Ma nemmeno il tempo di riflettere sul fatto che sicuramente poteva essere superato, che nel girarsi vide quattro zampe che oltrepassavano l’altezza del tetto dell’auto di papà e che sembravano appartenere ad un animale fuori dal comune.

Cercò di avvicinarsi il più possibile al finestrino e finalmente, vide la giraffa più alta che ebbe mai visto (anche perché non ne aveva mai vista una prima di quel momento), tanto che da laggiù riusciva solo ad intravederne la fine del collo lunghissimo. Il manto, le macchie marroni, la coda: era meravigliosa e si muoveva con una grazia che le permetteva di sembrare elegantissima!

Ad un certo punto, dall’alto dei suoi 5 metri (ben più del rinoceronte che aveva appena visto!) la giraffa le fece un regalo: con grande calma, abbassò il suo collo fino a portare i suoi occhi all’altezza del finestrino, proprio di fronte a quelli di Matilde.

Se ne stette lì, lasciando che Matilde osservasse finalmente dal proprio punto di vista quello che aveva sempre sognato: le sue orecchie, gli occhi neri che sembravano disegnati, i piccoli corni che aveva sulla testa e la lingua lunga, che la aiutava ad arrivare ancor più in là sulle fronde delle acacie. In silenzio, le due si guardarono ancora per qualche istante. Poi sembrò che la giraffa le facesse un cenno di saluto e con grande calma, tirò su il collo e tornò dalle sue compagne per mangiare un altro pò.

Il papà continuò il percorso lungo Safari e incontrò ancora lemuri, iene, leoni e ghepardi: Matilde riuscì a guardare negli occhi anche loro, capendo che in ognuno di essi c’era una storia e un carattere diverso. Anche il loro manto – a ben guardarlo – non era identico. Eppure, lei non dimenticò mai la gentilezza dell’animale più alto del mondo che le concesse il privilegio di guardarla negli occhi e di arrivare fin dove i suoi 5 anni non le avevano mai permesso di giungere, se non con la fantasia.

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